SanPrecario vs Murialdina 1 - 1

E' come scalare l'Alpe d'Huez. Dobbiamo capirlo, la salita è lunga e dura, e se non siamo in grado di imporre il ritmo dobbiamo andare su del nostro passo. Siamo in fuga e ora siamo in tre e così può andare, si tratta di abbituarsi al clima dell'alta montagna. Mancanza di ossigeno, aria fredda e ostacoli e crepacci ad ogni tornante. Calma, pazienza e consapevolezza dei propri mezzi.

Brutta partita; legnosi, freddi come il clima, senza disciplina, direbbe qualcuno che ne capisce, eppure teniamo il campo, con l'esperienza, con le unghie e con i denti.
Non è un problema di uomini ma di testa, non siamo in grado di andare oltre noi stessi, non ci guardiamo non leggiamo la trama della partita. Il primo tempo vola via così, e abbiamo pure un paio di occasioni, ma il freddo chiude lo stomaco e la fame viene meno. Gli avversari lo capiscono, sono più tranquilli, fanno il loro gioco e già questo basta per imporsi.

Sugli spalti è il vero spettacolo, oggi abbiamo la prima vera tifoseria organizzata, rispondono tono su tono , impongono il ritmo , la voglia di stargli dietro, sono amici di alcuni dei Supporters, sono all'Appiani, fanno parte del gioco anche loro, hanno capito le regole e lanciano la loro sfida.

Lo prendiamo subito, il gol; dieci minuti e nella cofusione mischia in area, uscita del portiere confusione, calci, rimpalli palla in porta. Ecco pare proprio che ci siamo liberati da un peso, e come se aspettassimo da un ora che gli avversari segassero.
E' incredibile, adesso tutto sembra più semplice, il campo è nostro, il meccanismi tornano semplici, adesso l'attesa collettiva è per il pareggio.
La squadra ci crede, ha rialzato la testa, i Supporters li sostengono; sono folate, è rabbia, voglia di dimostrare che se la caccia è aperta noi venderemo cara la pelle. Una, due, tre, quattro volte arriviamo in area, poi un rimapallo un tiro deviato, scivolata, tocco di punta e palla in rete.

E' stato come cadere in acqua essendosi dimenticati di saper nuotare; panico, paura di affogare per poi tornare a galla e ricoquistare, faticosamente, la riva. Ora aspettiamo il fischio finale, come la fine di una penitenza; abbiamo accusato il primo tratto in salita, lo sappiamo, lo abbiamo capito, lo si vede nei giocatori, da come esultano, da come si abbracciano, dall'applauso prolungato ai loro tifosi che ricambiano con cinque minuti di ovazione.

Ora escono anche i tifosi avversari, si fermano sotto il nostro lato della tribuna, l'applauso è reciproco, il coro "chi ama il calcio odia il razzismo" è cantato ad una voce, adesso si va tutti insieme al terzo tempo.

Il sole tramonta, il cielo è viola, arriva il freddo, forse nevicherà... ...la salita è lunga, la vetta è lontana, ma siamo in fuga... ...con l'obbligo di rimanerci... ...godiamoci la prossima tappa...

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